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Vendita mobili etnici on line oppure in negozio?

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Florio Marco Zivieri

Meglio acquistare un mobile etnico on line o in in negozio?

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Credenze, madie e buffet: quali sono le differenze?

Credenze, madie e buffet: quali sono le differenze?

Ti sei mai chiesto quale sia la differenza tra madia, credenza o buffet? Se sei arrivato fin qui, significa che il dubbio è venuto anche a te e che vuoi approfondire la questione.Si tratta di mobili da sala da pranzo o da cucina, anche se - a onor del vero - nelle case moderne figlie dell’open space trovano spazio anche nel salotto, pur sempre nella zona pranzo. Ma sono davvero la stessa cosa e si può usare indifferentemente l’uno o l’altro termine? Facciamo un salto nel passato e cerchiamo di scoprirne di più sul loro conto. Ti va? Cosa è la madia? La madia appartiene all’antica tradizione dell’arredamento di campagna, su questo mobile di forma rettangolare ci si impastava il pane. Di norma, il ripiano superiore si sollevava per poter accedere al vano entro cui si conservava il pane che restava morbido per alcuni giorni.Ma la madia non è scomparsa dalle nostre case. Con il passare del tempo la madia si è trasformata, diventando un mobile contenitore. Oggi trova posto nella zona pranzo del soggiorno. E in terra Orientale?La madia mongola e la madia cinese del Ganzu sono un chiaro esempio di come questo mobile sia appartenuto a molte tradizioni che comunque si rifanno alla cultura contadina. Con lo scorrere dei secoli anche nella madia orientale si assiste alla progressiva trasformazione del pannello frontale in anta diventando a tutti gli effetti un mobile buffet (vedi più avanti perché ho usato questo termine), pur mantenendo quella linea grossolana tipica del contenitore di cereali arricchito da decori delicati e discreti. Cosa è la credenza? La credenza non è la madia, perché pur essendo un mobile da cucina in esso ci si conservano le stoviglie. Nata intorno al ‘600 in Emilia-Romagna originariamente era un mobile basso e lungo che veniva collocato solitamente nella sala dei banchetti per esporre tutti i cibi nei loro piatti di portata durante i pranzi offerti dalle famiglie nobili ai loro illustri ospiti. Oggi quasi tutti abbiamo una credenza a casa; questo antico mobile viene utilizzato per arredare la zona giorno: in cucina come dispensa, in sala da pranzo come madia, in soggiorno per esporre la cristalleria.Un esempio di credenza orientale? Le credenze cinesi a pannelli decorati del Ganzu, la cui struttura è in lacca rossa o mattone e le ante sono in colore ocra raffiguranti nature morte o suggestivi paesaggi; oppure le credenze cinese dello Shanxi in lacca rossa o nera con decoro oro. Cosa è il mobile buffet? E infine tocca a lui, il mobile buffet. Il buffet non è altro che una credenza… ma francese! Il nome gli fu dato in piena età Barocca dal cuoco di Francesco I, Pierre Buffet. Il mobile era usato per esporre o conservare cibi o vivande, esattamente come la credenza. Se vuoi arricchire la tua casa con un tocco davvero particolare puoi scegliere un buffet cinese in lacca che si adatta, grazie alla sua grande funzionalità, ad ogni ambiente, che sia esso un soggiorno tradizionale o un moderno open space.Alcuni esempi di mobili-buffet orientali? I buffet cinesi in lacca monocromatica, rossa ma anche blu; i buffet orientali del Dongbei con delicati decori geometrici o floreali. Insomma, questi tre mobili hanno molto in comune ma hanno tre identità ben distinte e i loro nomi ne sono la prova! E tu quale preferisci e dove vorresti metterlo?

Mobili Shabby, Mobili Etnici | Latitudini Mobili

Mobili Shabby, Mobili Etnici | Latitudini Mobili

Vanno sempre più di moda i mobili shabby, o in stile shabby chic. Per questo sono sempre più ricercati i mobili orientali antichi che sono autenticamente e intrinsecamente shabby, secondo il significato letterale! Qual è il significato di stile shabby, qual è un arredamento shabby chic? Il significato del termine shabby in lingua inglese, che è stato introdotto dagli interior designers ma che ormai è diventato d’uso comune, è “trasandato”, “malandato”. Il qual vocabolo genera un ossimoro quando si combina con chic, col significato complessivo di “trasandato elegante”. Ma come può un vocabolo dall’accezione apparentemente così negativa essere diventato uno stile di vita prima ancora che di arredo? Bisogna porre però alcune precisazioni. I mobili shabby sono innanzitutto mobili antichi o comunque vecchi, vissuti, che recano nel legno massello della loro struttura tutti i segni del tempo; mobili che presentano dei decori che col tempo si sono sbiaditi e sono ormai magari solo memoria delle vivacità cromatiche dei tempi migliori; mobili che portano il sapore e il calore della vetustà; mobili che riescono a raccontare una storia. Ecco dunque che un arredamento shabby è tutt’altro che un arredo sciatto, ma è piuttosto la scelta di circondarsi con mobili e oggetti la cui presenza trasmetta sensazioni di un vissuto positivo. Ecco dunque che i segni d’usura e il fatto che il mobile “sia rovinato” diventano degli elementi di pregio. Questo, almeno, nel significato più vero! Certamente, come spesso succede quando uno stile va di moda, la deriva commerciale dello stile è dietro l’angolo: basta che un mobile sia sgarrupato, o peggio ancora che sia sbiancato o color pastello, che lo si spaccia per arredo shabby! Fioriscono così produzioni artigianali o semi-industriali di mobili finti shabby, magari neanche in legno massello, giusto per cogliere la tendenza! Alcuni fra gli arredi etnici antichi, soprattutto quelli provenienti dalla Mongolia e da alcune zone della Cina, sono autenticamente shabby. Lo sono perché presentano dei decori che si sono consunti col tempo, e ora il decoro pittorico è solo un’eco lontana che comunque riempie la casa e il cuore di sensazioni. Lo sono perché la struttura, sempre in legno massello presenta imperfezioni che valorizzano la consistenza dell’essenza. Lo sono perché le lacune cromatiche e la patina del tempo ispirano viaggi a ritroso nel tempo. Lo sono per la loro capacità di evocare. Latitudini Mobili, che reperisce mobili e complementi d’arredo dai rigattieri in Oriente, è molto attenta nel restauro. Vogliamo infatti che il mobile conservi sempre la sua patina e i suoi segni di usura: il restauro serve soprattutto al consolidamento strutturale; serve soprattutto a “fissare” il mobile con quello stato di conservazione al quale lo troviamo, e a impedire che il mobile possa deteriorarsi nel tempo.

Latitudini Mobili, il più storico importatore di mobili antichi etnici

Latitudini Mobili, il più storico importatore di mobili antichi etnici

Dall’Oriente con passione e competenza per le vostre case… (Articolo con intervista pubblicato sul Corriere della Sera) Certamente la differenza nei confronti di tanti altri negozi analoghi, sulla scia del successo delle cose esotiche, l’hanno fatta e la fanno l’esperienza e la passione con la quale Simona Falcone, architetto e restauratrice, il marito Florio Zivieri e Walter Bergamaschi, loro collaboratore, si sono “buttati” nella vendita di mobili da Cina, Mongolia, Tibet e Giappone… - Mi spiega come avete cominciato? "Quasi venti anni fa - racconta Florio - mia moglie ed io abbiamo fatto un viaggio a Bruxelles. E qui, il "colpo di fulmine", in un negozio che vendeva mobili cinesi… Ci sono subito sembrati bellissimi… - Erano quelli decorati? “No, i monocolore rossi, in lacca… Ci sono piaciuti immediatamente. Così abbiamo pensato di acquistarne più di uno, almeno una decina, per distribuire su più pezzi il costo del trasporto.E da lì è nata la nostra attività, sull’onda della passione, stregati noi stessi da quella tipologia d’arredo… Anch’io ho deciso quindi di dedicarmici, lasciando la mia precedente attività… E dopo qualche anno abbiamo spostato la nostra attività a Cernusco sul Naviglio, prima in una palazzina, ora in un nuovo grande outlet che ci consente di esporre, in circa 1400 mq su due piani, i pezzi via via in arrivo, scelti direttamente da noi ‘sul campo’ e importati tramite container: oggi ne abbiamo importati diverse centinaia! - Dopo così tanto tempo avrete i vostri fornitori ‘diretti’: perché non fate capo direttamente a loro, per la scelta dei mobili? “Senta… E’ vero che oggi, con il computer e internet, è possibile fare tutto da qui… Ma, mi creda, niente è equiparabile alla visita ‘di persona’, magari spingendosi anche nelle campagne dell’interno, con la luce che viene va, e senza i servizi igienici…A differenza di tanti altri compratori, che vanno a Shanghai o a Pechino, e si rivolgono direttamente ad antiquari e rigattieri di città, scegliendo e comprando credenze e tavolini anche in fotografia, noi preferiamo fare magari qualche chilometro in più, per battere gli altri collezionisti europei sulla scelta… Acquistiamo raramente da foto. Potrei quantificare i nostri acquisti da foto nell’ordine del 3% sull’intero container… La quasi totalità è dunque tutta ‘scovata sul campo’.Del resto la scelta è decisamente migliore, avventurandosi nell’interno di regioni come il Fujan, lo Shanxi o il Ganzu”. - Ma dopo tanti anni di ricerca, si trovano ancora pezzi validi? “Beh! Certo una volta era più facile scovarne di belli a costi vantaggiosi. Oggi capita più di rado. Si riescono comunque ancora a reperire pezzi interessanti.. - Quanti container ‘organizzate’ nel giro di un anno? “Una decina circa… Con maggiore frequenza in autunno e in primavera, meno negli altri periodi”. - Quanti mobili può contenere un container? “All’incirca tra 250 e 280… Fra mobili e più piccoli complementi d'arredo, beninteso - In che condizioni sono i pezzi trovati? “In molti casi abbisognano di un primo intervento di restauro in loco. Ormai conosciamo bravi restauratori locali, che rispettano i mobili, sanando le situazioni più serie, aggiungendo in molti casi la metalleria – cerniere, ganci, chiavistelli, ecc, - che durante gli anni della Rivoluzione di Mao era stata sottratta per forgiarne utensili metallici di varia natura. In ogni caso non ‘camuffiamo’ mai le ‘lacune’ dei nostri mobili, perché vogliamo che si ‘distinguano’ dalle parti originali; quando occorre viene eseguita, oltre alla pulizia, una lucidatura a cera, con eventuale sostituzione di lacche rovinate...In certi casi il restauro viene poi perfezionato qui in Italia, da restauratori di fiducia, magari anche sulla base di richieste formulate dal cliente, in ragione dell’utilizzo che ha in mente”. - Che tipo di mobili proponete? “Ce n’è per tutti i gusti, le tasche e la clientela… Da noi viene il privato e l’arredatore, il negoziante di cose orientali e il semplice appassionato. Certo ci vuole una ‘sensibilità’ particolare per scegliere i mobili orientali, una ‘apertura’ culturale oltre che di gusto, che non è da tutti.La scelta è davvero ampia: si va dalle credenze di vario stile alle cassapanche, dagli altarini ai cofanetti, fino ai tavolini, ai pannelli in legno dipinto e alle cornici intagliate. Gli armadi cinesi, comunque, continuano a fare la parte da leone!Alcuni pezzi sono antichi, di grande valore, altri più recenti, ma più pratici e ‘utilizzabili’. Molti colpiscono per la purezza delle linee, la finezza dei disegni, l’estetica quasi ‘minimalista’; provengono da regioni diverse, per cultura e tradizioni: lo Shanxi, con i suoi mobili finemente decorati; lo Zhejiang e il Fujian, con pezzi dai raffinati intagli; ma anche da Mongolia (deliziose le madie mongole variopinte!) e Tibet (splendide le credenze in lacca policroma!). - I costi? “Variano molto, ma sono sempre assai vantaggiosi… Per le credenze si va dai 500 euro fino ai 2500, mentre per i tavolini dai 300 ai 1000 euro. Comunque la cosa migliore per orientarsi nella scelta - lo consigliamo sempre - è di venire qui da noi di persona, con le misure esatte dello spazio a disposizione. Sapremo indirizzare noi il cliente, una volta compresi i suoi gusti. In negozio i pezzi sono spesso accostati e talvolta anche sovrapposti, per praticità. Infatti, vede, io e Walter non potremmo mai accoglierli in giacca e cravatta, perché il nostro lavoro è un continuo sollevare e spostare credenze e tavolini, cassapanche e armadi, per consentire alle persone di apprezzarli da ogni punto di vista. Florio mi mostra sul suo pc gli scatti che testimoniano vari momenti dei loro avventurosi viaggi: si vedono magazzini di rigattieri e bambini vestiti di stracci che giocano felici… E lui e Simona distrutti verso la fine della giornata di “ricerche”, che tornano in albergo per trovare un po’ di sollievo alla fatica… Ogni anno, almeno quattro viaggi in Cina ce li facciamo sempre… Non possiamo farne a meno, se vogliamo continuare a essere competitivi in questo settore. Soprattutto visti i tempi che corrono, con la crisi in atto e l'esigenza di quantità e di prezzi sempre competitivi. Per noi, al primo posto, c’è comunque sempre la qualità e l’autenticità dei pezzi, e il loro fascino di ‘pezzi unici’, antichi e restaurati a mano artigianalmente, in un mercato dove regna ormai l’omologazione di un arredamento etnico spesso anonimo. Nel sito internet di Latitudini Mobili esiste un’esauriente galleria fotografica con immagini per suggerire l'idea della varietà tipologica dei pezzi.

Essenze nei mobili cinesi

Essenze nei mobili cinesi

Quali sono le essenze (cioè i legni) dei mobili cinesi?

La ruota da preghiera in Tibet

La ruota da preghiera in Tibet

Monumentali o tascabili, le ruote da preghiera, anche dette CHOKHOR, sono sempre presenti in ogni occasione di vita in Tibet. Le CHOKHOR sono cilindri cavi imperniati ad un perno da una parte e chiusi da un coperchio removibile all’altro. Al loro interno viene riposta, arrotolata su se stessa, una lunga striscia di carta di riso con mantra di preghiera. I Tibetani credono che ogni giro di ruota corrisponda alla recitazione della preghiera contenuta e che ciò faccia accumulare meriti per la vita futura. Le ruote devono girare in senso orario, così come in senso orario si percorrono i perimetri di templi e monasteri come atto di preghiera.I materiali con cui vengono realizzate le ruote da preghiera sono legno o metalli ed esse hanno sempre incise le sei sillabe sacre “OM MANI PADME HUM”, forse il più noto dei mantra del buddismo tibetano. Sulle ruote di struttura lignea il mantra “OM MANI PADME HUM” è dipinto infinite volte a riempire l’intera superficie mentre su quelle metalliche viene inciso a sbalzo. Le CHOKHOR tibetane possono essere di ogni dimensione. Le più piccole, quelle “tascabili” si vedono ovunque in mano ai tibetani che, ogni volta che possono, le girano diffondendo così nel vento la loro continua preghiera. Esse hanno il cilindro in leghe di metallo, spesso di diversi colori per evidenziare il mantra “OM”, e sono imperniate su corti bastoni molto comodi da tenere in mano. Sono tra gli oggetti devozionali tibetani più conosciuti anche da noi in occidente e si trovano spesso in vendita nei mercatini di oggetti etnici.Le dimensioni poi aumentano ed in Tibet, realmente, se ne possono incontrare di ogni tipo. Molto diffuse sono le ruote di preghiera, alte 40/60 centimetri circa, incardinate grazie a perni di legno a traverse lignee appoggiate ai muri di confine di templi o anche di interi monasteri. Sono tante, tantissime: sono ordinatamente poste in fila una accanto all’altra ed ogni pellegrino che arriva in quel luogo di culto le gira imprimendo loro un movimento in senso orario e percorrendo egli stesso l’intero perimetro sempre in senso orario. Si trovano poi ruote da preghiera imponenti, di straordinaria grandezza, solitamente poste al coperto all’ingresso di monasteri o semplici tempi. La parte cilindrica di queste può essere realizzata in metallo ma anche in legno e allora è decorata con la meravigliosa tavolozza dei pittori tibetani.Nel nostro nuovo outlet ne esponiamo una in tutta la sua bellezza!